Programmi utilizzati
La scelta d'uso di un ambiente virtuale per questo articolo è dovuta a semplicità operativa: non vi è bisogno di trafficare con cavi e cavetti, il ripristino della situazione iniziale è immediato e non sarà necessario rompere alcun Hard Disk. Inoltre il ricorso alla virtualizzazione permette a tutti i lettori di cimentarsi nella sperimentazione proposta e di replicarla a pari condizioni.
La scelta del sistema di virtualizzazione a cui affidarsi è ricaduta su KVM. Le ragioni di questa scelta sono in parte filosofiche, infatti si tratta di un progetto esclusivamente Free Software (Virtualbox invece si presenta nella versione OSE ed Enterprise), sia per la comodità della linea di comando disponibile, sia per le buone prestazioni grazie all'integrazione nativa nel kernel Linux.
Ovviamente oltre ad una macchina virtuale sono necessari un po' di spazio sul disco (almeno 2/3Gb per l'installazione solo testuale, minimo 10 Gb con la presenza di un Desktop Enviroment), un installer Debian e tanta voglia di sperimentare.
Introduzione teorica all'LVM
LVM è l'acronimo di Logical Volume Manager, ovvero di Gestore dei Volumi Logici di Linux. Ma quindi cosa sono questi volumi logici?
L'idea di fondo è di sostituire al concetto di partizione un diverso contenitore (il Logical Volume) il quale non dipende più dalle limitate informazioni contenibili nell'[MBR] ma, tramite le gestione del kernel Linux, si può liberamente spostare/raggruppare/estendere da un settore all'altro di ogni disco, quasi come se fosse un file o una cartella all'interno del file system.
All'atto pratico la modalità di funzionamento dell'LVM può essere riassunta nel seguente modo. L'unità principale sulla quale si basa il sistema è il Volume Group. Detto VG verrà da noi dotato di una certa capacità di memoria pari alla capacità di tutti i supporti di massa che gli assegnaremo.
Tali supporti possono essere dischi SATA, PATA, USB, configurazioni RAID, SSD o quant'altro e mi riferirò ad essi come Physical Device. I PD possono anche non avere alcuna partizione, seppure si consiglia di dotarli almeno di una partizione primaria siccome altri sistemi operativi, qualora non riscontrino alcuna partizione, potrebbero inavvertitamente sovrascriverli.
I PD, quando sono assegnati ad un VG, sono gestiti dallLVM suddividendo lo spazio disponibile su ognuno di essi tramite una suddivisione in unità fisiche ridotte (di default di qualche Mb) dette Physical Extent. Per questo motivo, prima di aggiungere un PD ad un VG sarà necessario inizializzarlo proprio per creare su di esso i vari PE.
Quando creeremo un Logical Volume (ovvero lo spazio che useremo come "partizione") lLVM gestirà lo spazio virtuale (logico) da noi richiesto suddividendolo in tanti Logical Extent tali da permettere di distribuire ogni LE, che altro non è che un pezzo del nostro LV, tra i PD. Questa allocazione avviene facendo corrispondere ad ogni LE un determinato PE secondo necessità.