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  • Bassa compatibilità con standard commerciali:

l'enorme diffusione di alcuni prodotti software proprietari ha fatto sì che alcuni formati proprietari assurgessero a standard de facto (si capirà, spero, che questa è un opinione dell'AIPA e non dello scrivente). Fortunatamente esiste Software libero che supporta anche "questi" formati proprietari. Il ministro Stanca ha annunciato il 9 settembre 2003 la volontà di emanare una direttiva per la pluralità dei sistemi informatici nella P.A. in cui "i documenti della P.A. devono essere disponibili e memorizzati attraverso almeno un formato aperto per garantire l'accesso ai dati"

  • Supporto non garantito:

nonostante l'offerta di supporto da parte dei distributori, non c'è ancora sul mercato grande fiducia nel supporto fornito all'OSS. Questo non è vero: le principali distribuzioni commerciali di GNU/Linux (Red Hat, Suse, etc.) fornisco supporto tecnico a pagamento; anche le distribuzioni libere e gratuite di GNU/Linux, come Debian forniscono, un elenco aggiornato di società e freelance che forniscono supporto tecnico a pagamento sul loro sistema; ILS lancerà presto AziendaMAP, la mappa del supporto tecnico professionale per GNU/Linux; supporto tecnico gratuito su scala non commerciale è già disponibile da anni attraverso i LUG (raggiungibili tramite la LUGmap);

  • Insufficiente scalabilità:

dalla versione 2.4, Linux può gestire sistemi Intel a 8 vie. Tuttavia, le capacità multiprocessore di Linux sono ancora significativamente inferiori a quelle di Unix e Windows 2000. Per questo motivo, Linux generalmente non è la scelta migliore per applicazioni high-end. In ogni caso, i distributori Linux rispondono che il sistema operativo open source gestisce ottimamente i cluster di server bi o tetra-processore, soddisfacendo i requisiti di affidabilità a un costo contenuto. Questo non è corretto: su Linux Journal (versione americana) si legge spesso pubblicità di aziende che forniscono GNU/Linux su macchine fino a 64 processori

  • Portabilità non garantita:

le diverse distribuzioni di Linux contengono versioni differenti delle stesse librerie (esempio: glibc, pthreads, libm Xt, ncurses), per cui gli sviluppatori hanno difficoltà nel garantire la portabilità delle loro applicazioni. Questo è falso: si è confusa la portabilità del codice binario con la portabilità del codice sorgente. Il codice binario se compilato "staticamente" è portabile su qualsiasi versione di Linux sia su altri sistemi compatibili (FreeBSD). Il codice sorgente è pienamente compatibile ed esistono strumenti per la portabilità che rendono un SW facilmente compilabile (senza modifiche o adattamenti) anche su sistemi Unix che non siano Linux (FreeBSD, SUN Solaris, IBM AIX, SCO Unix, etc.); per un esempio di ciò si veda il mio articolo "Autoconf e Automake per la portabilità del software", pubblicato da riviste del settore, su http://www.badpenguin.org/press/infomedia/autoconf.html

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